Medusa: la regina protettrice

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Tatuaggio raffigurante Medusa

Un personaggio famigerato della mitologia e uno spettacolare animale marino: la medusa nasconde segreti che non tutti conoscono. Il nome Medusa deriva dal termine greco Μέδουσα, Médousa, da μέδω, médō, “proteggere”, quindi protettrice, come le statue, i pendagli e i bassorilievi raffiguranti le Gorgoni, messe a protezione delle città e delle persone. Ma μέδω, médō, significa anche ”regnare” (Frisk, Gr.Et.Wört) quindi regina… ma di cosa? Lo storico antico Diodoro Siculo tenta una spiegazione razionale, affermando che le Gorgoni sarebbero state in realtà membri di una razza di donne guerriere abitanti della Libia, contro cui Perseo, il “prestantissimo eroe”, come lo chiama Omero nell’Iliade, sarebbe andato in guerra.

Le Sorelle Gorgoni

Sulle Gorgoni si è scritto tanto e si è favoleggiato di più: secondo Esiodo, nella “Teogonia”, le Gorgoni erano tre sorelle terrificanti. Medusa, l’unica mortale delle tre, era un’orribile mostro dal sangue velenosissimo, con chioma serpentina, zanne appuntite e artigli affilati. A renderla ancora più pericolosa erano i suoi occhi capaci di pietrificare chiunque incrociasse il suo sguardo. A dar vita ad una tale progenie c’erano esponenti di non minor terrore: il padre era Fosco, e rappresentava i pericoli e le insidie del mare, mentre la madre era Ceto, uno spaventoso e gigantesco mostro marino che ingoiava le navi con tutto l’equipaggio.

Altre versioni

Ma non tutti la raccontavano così. Alcuni autori, come Ovidio nel IV libro delle “Metamorfosi”, ci descrivono una Medusa fanciulla che sfoggiava meravigliosi capelli lunghi e fluenti e uno sguardo ammaliatore che faceva innamorare tutti gli uomini della Grecia. Purtroppo per lei, fece innamorare anche il dio Poseidone che, trasformatosi in grosso uccello, la rapì e la possedette nel tempio di Minerva. La vergine e severa dea Minerva non riuscì a sorvolare su questo affronto, e non potendosi scontrare con l’impetuoso dio del mare, si scaglio contro la fanciulla e tramutò la povera Medusa in un essere orribile, così nessuno avrebbe potuto più guardarla senza rimanere letteralmente “di sasso”. Insomma, sedotta e rovinata.

Ma ciò che rende Medusa un personaggio davvero straordinario era il suo potere di pietrificare con lo sguardo, anche dopo morta. Infatti la testa di Medusa, anche se tagliata dal collo, era una vera e propria arma distruttiva che metteva in ginocchio uomini, dei e creature di ogni dimensione.

Perseo usò senza indugio lo sguardo di Medusa per salvare la dolce Andromeda, legata ad uno scoglio e offerta come tributo al Kraken, un gigantesco mostro marino. Un solo sguardo della testa di Medusa e il maestoso Kraken diventò di solida roccia in un istante. Certo, portare la testa di Medusa dal suo antro fino al Kraken non fu impresa da poco, e in soccorso di Perseo arrivò Pegaso, il cavallo alato. Insieme volarono dalla grotta di Medusa fino allo scoglio dov’era Andromeda. Ma durante il viaggio, poche gocce di sangue della testa di Medusa caddero in mare e al contatto con la schiuma, creata dalle onde, pietrificarono alcune alghe che divennero rosse. Si trasformarono in un animale che somiglia ad una pianta ma è duro come la pietra: il corallo.

Pelagia noctiluca* – ph Luigi Campagna

La regina dei mari

Il nome Medusa, quindi, ci riporta in mare, fra coralli rossi e meravigliosi animali fluttuanti. I biologi marini indicano, non a caso, con Gorgonie (Gorgoniidae Lamouroux, 1812) una famiglia di coralli duri dello stesso Philum (o tipo) degli anemoni e delle …meduse, appunto. Sono anche chiamati Cnidari, dal termine greco knide che vuol dire “ortica”, in riferimento alle cellule urticanti possedute da questi animali, tutti acquatici.

Nonostante la bizzarra forma, le meduse possiedono strutture anatomiche complesse: un cappello, detto ombrello, che può essere ricoperto e da cui si diramano tentacoli che possono raggiungere lunghezze notevoli (fino a diversi metri). E quei serpentelli che adornano la testa della Medusa ricordano proprio questi tentacoli, non solo nell’aspetto ma anche nella minaccia.

Il veleno

Il veleno presente nelle cellule dei tentacoli può essere fatale, come quello di alcune specie australiane; o praticamente innocuo, come quello della Cassiopea mediterranea (Cotylorhiza tuberculata), una specie dalla curiosa

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Cassiopea mediterranea, isola di Dino Praia a Mare (CS) foto di Luigi Campagna

forma ad occhio di bue e dal colorito leggermente giallognolo, spesso disponibile protettrice di sugherelli e altri piccoli avannotti. Il medico Charles Robert Richet, mentre studiava una medusa estremamente velenosa, la Physalia pysalis detta caravella portoghese, individuò le capacità del veleno di produrre uno shock cardiocircolatorio, con un meccanismo opposto all’immunità. Richet indicò questo fenomeno con il termine anafilassi (dal greco ἀνα-/ana contro + φύλαξις/phylaxis difesa) che gli valse il Nobel per la medicina nel 1936. Questo veleno praticamente si inattiva ad alte temperature (> 40°C) e serve fondamentalmente a procurare piccole prede alla medusa che cattura mentre fluttua nei mari. In acqua, infatti, molti pesci neanche si accorgono della loro presenza silenziosa e gelatinosa: fatte per il 99% d’acqua (contro il 60% dell’uomo), le meduse meritano il nome inglese di jellyfish, ovvero “pesce-gelatina”.

Cacciatrici abilissime

Ma questo non deve trarci in inganno: le meduse sono abili e fini cacciatrici. Molte di loro hanno un sistema di orientamento complesso e addirittura fino a 6 occhi contenuti in una piccola struttura interna detta ropalio.

Per non parlare del loro sistema di riproduzione. La maggior parte delle meduse alterna una fase sessuata ad una asessuata. La femmina depone le uova in mare e il maschio rilascia gli spermatozoi che le feconderanno: nascerà una piccola medusa che, invece di fluttuare allegramente si ancorerà saldamente al fondale, diventando un polipo. Quindi la giovane medusa si frammenta in piccole parti che iniziano a pulsare e a muoversi nell’acqua, trasformandosi nelle meduse che tutti conosciamo. Alcune meduse fanno eccezione, ed evitano la fase di polipo. Ne è un esempio la medusa luminosa (Pelagia noctiluca) frequente nel mediterraneo e dal tocco estremamente doloroso. L’aggettivo ‘luminosa’ è dovuto al fenomeno della bioluminescenza, che rende questi straordinari animali brillanti sott’acqua.

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Pelagia noctiluca, loc. Carpino Scalea/S. Nicola A. (CS) foto Luigi Campagna

Dall’alba dei tempi

Strategie davvero uniche quelle delle meduse, se pensiamo che questi animali vivono sulla Terra da circa 650 milioni di anni. In un analisi del genoma delle meduse pettine, si è mostrato che queste si sono separate dal resto degli altri animali ancora prima delle vetuste spugne: ciò dimostrerebbe che le meduse sono i primi animali in assoluto comparsi sul pianeta.

Un animale che molti popoli hanno imparato a rispettare, temere ma anche a …mangiare senza problemi. Senza storcere troppo il naso, scopriamo che è nostrana la ricetta di un famoso chef stellato che usa la ‘noctiluca’, (ovviamente privata dei tentacoli urticanti) con pesto, zucchine, e mozzarella di bufala. Ricca di minerali essenziali e proteine. Provare per credere.

Dunque la medusa è stata ed è fonte di nutrimento e fonte di ispirazione. Ma è forse la sua millenaria e immutabile presenza ad aver alimentato miti e leggende, artisti e poeti, stilisti e produttori. Se la testa orrenda, splendidamente dipinta dal Caravaggio, finì come ornamento sullo scudo di Atena, è perché la dea stessa sapeva del potere protettivo di colei che nei mari regna da prima che nessun altro uomo o animale comparisse.

Francesco Attanasio

 

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