Creme solari: una moltiplicazione protettiva

Rischio di scottatura

Dopo i freddi mesi di clausura in uffici e locali, la nostra pelle è pronta a riveder la luce: è giunto il tempo di mare, di spiagge e di tanto relax, ma soprattutto di tanto sole. La nostra stella ci regala luce e calore quotidiani e spesso terapeutici; ma se è vero che i bagni di sole sono utili alle nostre ossa e molto rilassanti, è anche vero che un’esposizione prolungata o incontrollata può essere estremamente dannosa. Il sole infatti emette oltre alla luce, che appare bianca ma in realtà contiene tutti i colori ben visibili durante un arcobaleno, anche altre onde invisibili.

<I raggi invisibili del sole>

Fra queste onde ci sono quelle che chiamiamo raggi ultravioletti (perché hanno una quantità di energia superiore al colore più energetico che riusciamo a vedere, il violetto appunto) o UV; i suddetti raggi possiamo dividerli in 3 tipi, in ordine crescente di energia: UVA, UVB e UVC. Per fortuna gli UVC, estremamente energetici e dannosi, vengono bloccati dallo strato di ozono. Gli UVB e gli UVA sono più penetranti e arrivano al suolo: gli UVB sono responsabili delle scottature e gli UVA producono l’invecchiamento precoce della pelle; entrambi possono essere la causa del famigerato melanoma, il tumore della pelle.

Raggi UV per tipologia

Quindi se è un piacere crogiolarsi al sole, diventa una necessità proteggersi da questi raggi. Per godere del piacere del sole in tutta sicurezza è meglio evitare le fasce orarie dalle 11 alle 16 in cui i raggi UV sono più forti e utilizzare una crema protettiva. Su queste creme, che fanno capolino dagli scaffali dei supermercati con colori sgargianti, troverete un numero: salvo avviso contrario, quel numero si riferisce alla protezione dai raggi ultravioletti di tipo B (UVB).

Azione dei raggi solari sulla pelle

<Fattore di protezione solare>

Qualora sia indicato sulla confezione anche lo schermo dagli UVA, sottinteso che quest’ultimo debba essere potente almeno un terzo di quello per gli UVB. Come ricorda in un articolo il prof. Giordano, docente di matematica presso il politecnico di Bari, tale numero è il “Solar Protect Factor” (SPF), fattore di protezione solare, che mette in relazione il tempo che impiegheremmo a “ustionarci” con o senza filtro. Così, per esempio, se il nostro fototipo ci mette 10 minuti a scottarsi, con una protezione 30 ci vorranno mediamente 5 ore per arrossarsi come un peperone (occorre moltiplicare i 10 minuti per il fattore di protezione; 10 per 30 dà 300 minuti, cioè 5 ore).

Questo però in linea generale, perché dipende da tanti altri fattori esterni che diminuiscono il potere riflettente della crema protettiva: le condizioni meteo, l’orario di esposizione, l’età, quanto sudiamo e i bagni che facciamo. Inoltre c’è da ricordare che una protezione 15 assorbe o riflette circa il 93% di UVB, mentre una protezione 30 non supera il 97%. Ciò significa che il fattore è raddoppiato, ma la protezione no. Per questo motivo, raramente troverete creme solari a protezione 70 o addirittura 100 (come negli Stati Uniti), ma piuttosto creme a protezione 50+: mettere un fattore più alto sarebbe scorretto e illusorio, infatti in Europa è stato vietato scrivere “protezione totale”, semplicemente perché non esiste.

Quindi quest’estate mi auguro vi siate fatti baciare dal sole,  proteggendovi…con la giusta moltiplicazione!

Francesco Attanasio

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.