Crisi del ballo o delle discoteche?
UNO SGUARDO AI NUMERI
Fino al 2005 l’economia della notte in Italia si fondava sui locali da ballo. I dati di mercato mostrano un crollo di questi negli ultimi 15 anni sia nel numero (da 5mila a 2800) che nel volume d’affari (dagli 8 miliardi di euro annui del 2002 ai 5,3 miliardi di oggi).
Ma qual è il target rappresentativo di questo crollo? Proprio i Millennials (coloro che sono nati negli anni ottanta e novanta del XX secolo) sembrano aver abbandonato le sale da ballo. Secondo una ricerca Fipe-Istat rispetto al 2008 i giovani dai 20 ai 24 anni che vanno a ballare almeno una volta all’anno sono diminuiti di 343mila unità, quelli dai 25 ai 34 anni di 939mila.
UNA CRISI LEGATA ALL’OFFERTA
Tutto ciò potrebbe far pensare a una crisi del ballo e la domanda sorge spontanea: le nuove generazioni non amano più ballare?
Tutt’altro, è proprio l’aumento della voglia di ballare e di divertirsi che ha sancito la crisi della solita discoteca. Basti pensare che fino a qualche anno fa non vi era una sorta di concorrenza, chi voleva ballare si rivolgeva per forza di cose ai disco club, non è più cosi. Si balla ovunque: ristoranti, bar, circoli, spiagge, ville ed eventi one-night. L’entrata di nuovi attori nel mercato e il conseguente intensificarsi della concorrenza ha tolto lo scettro dell’economia della notte alla discoteca.
Ma quali sono allora le motivazioni dietro alla crisi di un format che per anni è stato motivo di vanto e di orgoglio nel nostro Paese? Il problema non è la recessione economica, utilizzata troppo spesso come scusa dagli addetti ai lavori, non è la mancanza di denaro, ma è un problema di idee, di innovazione.
Quanti sono i locali che hanno deciso di riconsiderare se stessi o hanno deciso di investire sull’ammodernamento di strutture e impianti? E’ necessario sposare una filosofia moderna di intrattenimento per andare incontro alle esigenze di un profilo di cliente totalmente diverso rispetto a quello precedente. Inoltre è indispensabile utilizzare strategicamente e proattivamente i social media, gli stessi sui quali i giovani decidono di investire una grande quantità di tempo del loro quotidiano.
E’ la mancanza di una visione sul lungo periodo che manca: quante volte ci capita di vedere locali in pieno fermento per due, tre anni e poi vedere gli stessi completamente vuoti fino alla loro chiusura? Manca il coraggio, la voglia di gestire risorse, materiali e non, in maniera efficiente ed efficace con un’ottica strategica volta al lungo termine, in modo tale da non subire le mode, ma di crearle.
L’ OSPITE SPECIALE MOLTO CARO
La discoteca è uno dei luoghi di intrattenimento musicale per eccellenza e il cliente deve essere intrattenuto, ma quanti sono i locali ad offrire un’esperienza audiovisiva di eccellenza? Quanti fanno dell’intrattenimento della clientela il loro core business? Quanti infine ripongono fiducia e cercano di valorizzare giovani dj e vocalist resident che potrebbero diventare il valore aggiunto su cui costruire una squadra di successo?
Purtroppo e troppo spesso forse, ad esempio, si pensa che l’ingaggio periodico o continuo di “Special Guest”, compatibili con le possibilità di spesa del locale, possa essere un mezzo di attrattiva nei confronti del pubblico e generare valore. Sebbene questo a volte possa sembrare un rimedio, troppo spesso invece si dimostra essere un palliativo, e quindi una cura temporanea che esaurisce i suoi effetti nel breve termine. Questo a causa dei costi, spesso insostenibili, che indirizzano la scelta verso dj, vocalist, personaggi dello spettacolo con fascia di prezzo che consenta di rientrare nelle spese.
Ma qual è il motivo di ingaggio di un ospite? Quest’ultimo viene inteso come qualcuno che con il proprio nome sia in grado di attirare il pubblico nella discoteca, e quindi non solo i clienti abituali, ma soprattutto quella clientela che non ha mai frequentato il club. Il problema è che gli ospiti in grado di attrarre nuova clientela e dare un impulso pubblicitario notevole difficilmente sono sostenibili. In definitiva, non ci sono vie di mezzo, o meglio, esistono, ma non rispondono ai motivi che ne stanno alla base della scelta.
ESIGENZE DIVERSE E NON SODDISFATTE
La verità è che gli addetti ai lavori non hanno saputo rinnovare il prodotto discoteca, è semplicemente rimasto lo stesso degli anni passati, le strutture sono vecchie e non al passo con la tecnologia. Le idee pure. Se sappiamo che la “millennial generation” non va in discoteca dobbiamo chiederci dove va e cosa ama fare. I dati di mercato ci dicono che quest’ultima ama viaggiare, pratica sport, beve alcolici a casa di amici o in locali alla moda, ama le serie televisive, guarda film, partecipa a festival, concerti ed happy hour. E’ una generazione molto diversa da quella dei loro genitori, sono cresciuti nella tecnologia, sono costantemente connessi ai social media con il proprio smartphone e amano condividere le loro “esperienze”. Sanno esattamente cosa vogliono, ed è proprio per ciò che desiderano che effettuano un’analisi costi-benefici, preferiscono spendere i loro guadagni in esperienze di valore.
CAMBIAMENTO E DIFFERENZIAZIONE
La vera sfida per gli attori del mercato è quindi quella di iniziare a dialogare con il proprio pubblico, individuarne aspettative e bisogni, gusti e preferenze e iniziare un percorso per soddisfarli, differenziandosi dai competitor.
C’è bisogno di cambiare approccio, la discoteca deve ripensare a se stessa e non deve essere più solo produttrice di un servizio, ma deve offrire un’esperienza a 360 gradi con capacità di attrattiva e di fidelizzazione.
Compito non facile certo: fenomeni come l’abusivismo, la tassazione e la legislazione sono sempre da tenere in considerazione e spesso non aiutano gli imprenditori del settore. Ma la differenza oggi, e soprattutto domani, la farà chi nel proprio mercato di riferimento attuerà tutte quelle misure strategiche e operative per differenziarsi e soddisfare una domanda che è sempre più veloce e informata.
“Non un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca”,
le parole di Papa Francesco per descrivere la situazione storica attuale. Se volessimo calarla nel contesto musicale e di intrattenimento non potremmo non menzionare “forse la cosa più difficile realizzata nella storia della musica italiana” prendendo a prestito le parole di Jovanotti che contando su 10 mesi di preparazione, 3 palchi di elevato impatto e un mix di mare e musica ha lanciato nell’estate 2019 un tour sold out sulle spiagge italiane, il Jova Beach Party. Una rottura con il “solito” concerto, il “solito” tour di un artista. Non solo musica, il Jova Beach diventa un vero e proprio parco di intrattenimento e divertimento sulla spiaggia fatto di gare di ballo, giochi, cacce al tesoro, food truck. Così ha esordito l’artista citando Pablo Neruda:
“Nascere non basta, è per rinascere che siamo nati. Ogni giorno”.
Forse è proprio da qui che deve ripartire l’intero settore dei locali da ballo .
Marco Cautela