Policastro e le sue devastazioni
Policastro, che fa parte del Golfo di Policastro insieme a Sapri, Maratea e Marina di Camerota, ha origini molto antiche. Ciò è ben evidente osservando i resti delle mura di cinta, che mostrano le varie epoche di costruzione. Sono presenti infatti varie recinzioni, classificate in base alla pietre da cui sono formate.
Tra queste ricordiamo la prima, detta megalitica o ciclopica, che è formata da blocchi irregolari risalenti probabilmente ad epoca enotra o lucana; la seconda, detta greco-arcaica, che risale al periodo in cui Policastro era una colonia greca e la terza, che presenta dei blocchi di pietra dalla forma romboidale. Il nome originario era Bussento.
Molti scritti infatti, riportano che i Greci soprannominarono questo territorio Pyxis o Pyxuntum e che in seguito i latini gli attribuirono il nome Buxentum per ricordare, come sostiene Calapino, il gran numero di bossi presenti.
Le prime testimonianze sono quelle di Strabone e di Tito Livio, che rivelano un passaggio importante della storia del Golfo di Policastro.
Strabone dunque, sostiene che Pysix fu colonia greca nel 471 a.C., mentre Livio ricorda che Buxentum fu una colonia romana nel 194 a.C.
Il Golfo di Policastro, di cui Sapri costituisce il centro più importante, fu protagonista nel corso del tempo di varie vicende, alcune delle quali sono ancora oggi poco indagate.
Fino alla metà del XIV secolo d.C. Bussento fu sede di un’importante sede vescovile, durante questo periodo ebbe la fortuna di mantenere i propri territori difendendoli dalle possibili incursioni dei popoli stranieri.
Nonostante ciò, il territorio di Buxentum fu caratterizzato da numerose devastazioni a causa delle invasioni barbariche, tra cui quella dei Vandali di Genserico nel V secolo d.C.
La cittadina venne rasa al suolo e comparve solo alcuni anni dopo con il nome di Policastrum, che significa città fortificata. Gli altri attacchi furono organizzati per lo più dai Goti e dai Longobardi di Zottone ed avvennero tra il 568 e il 578.
Quest’ultimi, non avendo esperienza nell’ambito marittimo, decisero di imbattersi nelle città di terra e con la forza che li distingueva, distrussero i centri abitati riducendoli quasi in polvere.
Gran parte dei paesi del Golfo di Policastro, vennero afflitti da pestilenze e carestie fino a quando, nel X secolo, furono bruciati dai Saraceni provenienti da Agropoli.
Policastro si era quasi ripresa, quando nel 1034 giunsero i Normanni guidati da Roberto il Guiscardo.
Egli distrusse il centro marittimo meridionale, che venne poi ricostruito dal figlio Ruggero I e dal figlio di quest’ultimo, Ruggero II: essi dunque, fondarono il castello “De Rugerii”, ovvero l’odierno paese di Castel Ruggero.
Dopo i Normanni, il controllo della cittadina di Policastro, passò nelle mani degli Angioini, che la fortificarono ampliando il suo porto.
Nel corso della guerra del Vespro, venne saccheggiata da Ferdinando d’Aragona e nel 1320 fu distrutta dalla flotta genovese di Corrado Doria. I bussentini erano vessati dalle continue devastazioni, ma coloro che riuscirono a salvarsi, decisero di dar inizio alla costruzione di una nuova città: Bosco.
Successivamente, Policastro fu oggetto di altre incursioni da parte dei turchi: la prima avvenne del 1534; la seconda invece, nel corso della quale venne distrutto il Convento di San Francesco, è stata registrata intorno al 1552.Nel 1543, Ariadeno Barbarossa distrusse la città bruciandola e, nell’estate del 1552, Dragut saccheggiò Policastro e mandò in schiavitù tutti gli abitanti.
Le devastazioni erano ormai terminate, ma si trattò solo di una pace apparente, che venne infatti infranta nel 1806.
Policastro venne attaccata dai francesi e assistette alla distruzione definitiva del suo castello per opera della flotta inglese.
Le fonti dunque, ci presentano Policastro come un territorio devastato da numerose invasioni, tanto che appena si risollevava, veniva nuovamente distrutto.
Nonostante queste numerose sventure, è riuscita pian piano a risollevarsi e ha dimostrato di essere una cittadina fiorente ed in continua crescita.
Felicia Francesca Lombardi
Articolo elaborato nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola Lavoro a.s. 2016-2017 tra Liceo Classico Parmenide di Vallo della Lucania (SA) e l’associazione AUSS di Sapri (SA)