Terremoti nel sud Italia
In Italia si sente spesso, in televisione, alla radio o sui giornali, di scosse di terremoto che hanno colpito una zona interna, soprattutto in montagna. Pochi sanno che frequentemente sono colpite le coste a sud dell’Italia, come ad esempio la Campania e la Calabria, e proprio quest’ultima è la regione più a rischio. Recentemente (2016, ndr) una scossa di magnitudo 4.3 è stata registrata ad una profondità di 270 chilometri, con epicentro tra Maratea e Sapri, entrambe nel Golfo di Policastro: fortunatamente sono stati in pochi ad avvertire la scossa di terremoto e non ci sono stati danni a persone o edifici. Un altra scossa di 2.7 ha interessato Sapri; è da notare che questi due terremoti sono avvenuti a distanza di poco tempo uno dall’altro.
Ci chiediamo il perché di così tanti terremoti nel golfo di Policastro e soprattutto in tutta Italia. I terremoti avvengono nella parte più superficiale del nostro pianeta. Le rocce che formano la crosta e il mantello superiore subiscono continuamente giganteschi sforzi, che sono il risultato di lenti movimenti tra le grandi placche in cui è suddiviso lo strato più superficiale della Terra. Questi movimenti sono prodotti dai moti convettivi del mantello che spingono e trascinano le placche producendo grandi sollecitazioni vicino ai confini tra le placche stesse, come per esempio in Italia e in generale in tutto il Mediterraneo, e minime al loro interno, come succede in Canada o in Africa centro-occidentale. L’Italia è situata al margine di convergenza tra due grandi placche, quella africana e quella euroasiatica. Il movimento relativo tra queste due placche causa l’accumulo di energia e deformazione che occasionalmente vengono rilasciati sotto forma di terremoti di diversa entità. I terremoti spesso tendono a colpire gli stessi luoghi dove sono avvenuti nel passato: non si può escludere, quindi, che Sapri o il Golfo di Policastro siano già stati colpiti in passato.
A Sapri, e in generale in tutto il Golfo di Policastro, sono presenti numerose ville romane le quali potrebbero aver resistito alla furia dei terremoti proprio perché i loro costruttori sapevano come rendere le strutture resistenti a queste calamità con diversi modi. Vi erano tre tecniche fondamentali:
- l’Opera reticolata (opus reticolatum) consisteva in un paramento costituito da piccole piramidi tronche a base quadrata in pietra (“tufelli” o cubilia), con la punta inserita nella malta cementizia e disposte in diagonale a formare un reticolo, utilizzata soprattutto a partire dalla prima metà del I secolo a.C. e fino all’epoca giulio-claudia. Con la variante dell'”opera quasi reticolata”;
- l’Opera laterizia (opus testaceum e opus latericium) era un paramento costituito, inizialmente, da tegole smarginate e, poi, da mattoni o laterizi, di forma triangolare, con la punta inserita nel cementizio, utilizzata dalla fine del I secolo a.C. e per tutta l’età imperiale;
- l’Opera mista (opus mixtum) paramento costituito da opera reticolata, con ammorsature in opera laterizia agli angoli ed agli spigoli, utilizzata soprattutto nel II secolo d.C, questa era la meno resistente delle tre.
Inoltre, in Campania è da menzionare la presenza di un vulcano sottomarino potenzialmente pericoloso di fronte alle coste: il Marsili . Scoperto negli anni venti e battezzato in onore dello scienziato italiano Luigi Ferdinando Marsili, con i suoi 70 km di lunghezza e 30 km di larghezza (pari a 2100 chilometri quadrati di superficie), il Marsili rappresenta uno dei vulcani più estesi d’Europa. Il monte si eleva per circa 3000 metri dal fondo marino, raggiungendo con la sommità la quota di circa 450 metri al di sotto della superficie del mar Tirreno.
Si può giungere alla conclusione che per quanto sia pericoloso il Sud Italia rimarrà per sempre qualcosa di meraviglioso, terribile e spettacolare.
Mattia Bertolini
Articolo elaborato nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola Lavoro a.s. 2016-2017 tra Liceo Classico Parmenide di Vallo della Lucania (SA) e l’associazione AUSS di Sapri (SA)